Neurocovid: vicini ai pazienti, anche da remoto
Molti e gravi gli effetti del COVID19 sul cervello
24 Maggio 2021Coronavirus e danni
neurologici, una conferma
La pandemia di COVID19, che ha cambiato la nostra quotidianità in maniera così radicale e repentina, ha ormai superato l’anno di durata e raggiunto diversi milioni di contagiati a livello globale. Questo lasso di tempo, unito alla diffusione del virus, ha permesso di studiare a fondo la malattia, non solo analizzando il virus e il suo DNA per giungere ad una serie di vaccini, ma anche studiando le sue manifestazioni, dalle più gravi, principalmente a carico dell’apparato respiratorio, alle sindromi più persistenti e non meno pericolose, rappresentate dalla componente neurologica.
Il COVID19 è, nei casi più gravi,
caratterizzato dall’ormai nota “tempesta citochinica”, una risposta sregolata
del sistema immunitario che determina uno stato di infiammazione sistemico,
ossia che interessa tutto l’organismo: dalla pelle, al cervello. In ambito
neurologico, inoltre, abbiamo riscontrato alcuni sintomi non dovuti alla
risposta immunitaria ma al COVID19 stesso, ad esempio la perdita dell’olfatto e
del gusto, che è divenuta un sintomo tipico della malattia.
Tra i sintomi neurologici del COVID-19 la perdita di gusto e olfatto
L’impatto del Sars-CoV-2 sul
sistema nervoso non è stato una sorpresa per la comunità scientifica: una
review, pubblicata dalla rivista Lancet Neurology a settembre 2020, ha
riportato le numerose evidenze di come altri coronavirus (in tutto sono noti 6
coronavirus capaci di infettare l’essere umano) abbiano la capacità di influire
sul sistema nervoso centrale e periferico.
Il circolo vizioso
dell’emergenza
Nel caso del COVID-19, provocato
dall’infezione da Sars-CoV-2, il virus può determinare condizioni neurologiche
anche gravi che richiedono un intervento immediato come ictus ischemici ed
emorragici, direttamente riconducibili al COVID19, encefalopatie, ossia infezioni
a carico dell’encefalo, o encefalomieliti, che hanno ripercussioni anche sul
midollo spinale.
Per questi casi più gravi e non
rari, la pandemia ha evidenziato la carenza di percorsi appropriati per il
trattamento in continuità. La mancanza di un filo diretto tra
l’emergenza/urgenza, quindi il ricovero in stroke-unit o in neurologia, e la
neuroriabilitazione ospedaliera, ha incrementato gli esiti invalidanti dovuti
in particolare agli ictus.
A questi effetti diretti è
necessario aggiungere gli effetti indiretti della pandemia su pazienti
neurologici. Nel caso emblematico dei pazienti con ictus non dovuto al virus,
circa 200mila casi l’anno in Italia già prima del COVID19, si è rivelato determinante
il timore del contagio da parte delle persone colpite nell’accedere ad un
pronto soccorso dotato di stroke-unit o la mancanza di posti letto in
neurologia trasformati in reparti COVID19.
Un impatto meno noto, ma
altrettanto drammatico, si è avuto sulle persone colpite da disabilità di
origine neurologica o da malattie neurodegenerative e demenze. L’isolamento,
l’interruzione delle attività quotidiane e la lontananza dei familiari delle
persone care e dei caregiver, hanno avuto pesanti ricadute in termini di
peggioramento di condizioni preesistenti a carico del sistema nervoso. Ad
esempio, in pazienti colpiti da demenza, come la malattia di Alzheimer, la
difficoltà nel gestire la nuova situazione creata dalla pandemia, ha causato un
peggioramento di sintomi neuropsichiatrici quali ansia, depressione e stress,
mentre dal punto di vista neurologico/neuropsicologico ha accelerato la perdita
di funzioni cognitive, come la memoria e la capacità di relazionarsi.
La pandemia ha peggiorato condizioni pre-esistenti a carico del sistema nervoso
Al Centro per i Disturbi
Cognitivi e le Demenze (CDCD) del Santa Lucia IRCCS, ad esempio, è stato osservato
un incremento delle cancellazioni di appuntamenti per prime visite e visite di
controllo di pazienti con decadimento cognitivo del 66,7 e 77,4%,
rispettivamente, nel periodo Gennaio-Aprile 2020, rispetto allo stesso periodo
dell’anno precedente.
Gennaio-aprile 2020: - 66,7% prime visite per decadimento cognitivo; -77,4% visite di controllo
Un recente articolo pubblicato dalla rivista PLosONE ha messo in luce come il periodo di lockdown abbia avuto un impatto significativo sul funzionamento cognitivo e la salute mentale degli individui. I dati hanno evidenziato un decremento di alcune capacità cognitive centrali nell’esecuzione di compiti quotidiani, quali l’attenzione, l’orientamento temporale e le funzioni esecutive (complesso sistema di moduli funzionali della mente, che regolano i processi di pianificazione, controllo e coordinazione del sistema cognitivo). Parallelamente è stato osservato un incremento della prevalenza di sintomi psicologici quali depressione, disturbi d’ansia e del sonno, cambiamenti nell’appetito, ed una ridotta libido, con le donne sotto i 45 anni che sono risultate essere maggiormente a rischio di sviluppare tali manifestazioni.
Il lockdown ha avuto un impatto
significativo sul funzionamento cognitivo
Percorsi di neuroriabilitazione
e progetti di ricerca, la tecnologia aiuta
Si sono rivolti al Santa Lucia
IRCCS quei pazienti che, a causa dell’incremento dell’incidenza di ictus gravi
dovuti direttamente ed indirettamente al COVID19, e ad altre infezioni a carico
del sistema nervoso hanno avuto bisogno di un percorso di neuroriabilitazione
ospedaliera di alta specialità. A questi si sono aggiunti i pazienti che già
erano in cura presso il CDCD che hanno sperimentato un peggioramento della loro
sintomatologia.
È utile menzionare, infine, che
una parte dell’attività neuroriabilitativa è stata trasformata attraverso la
teleriabilitazione, che offre al paziente la possibilità di interagire da casa
con il terapista, integrando da remoto l’attività che non è possibile eseguire
in ospedale. Questa modalità di intervento si è rivelata particolarmente
efficace nel delicato ambito della neuroriabilitazione infantile, in cui
l’interruzione anche per pochi mesi dell’attività logopedica e cognitiva può
portare ad una regressione delle capacità acquisite e alla perdita di anni di
progressi.
La teleriabilitazione è molto efficace coi bambini, a cui un’interruzione può far perdere anni di progressi
Per misurare l’effettivo impatto
di questi sintomi, a maggio del 2020, la Società Italiana di Neurologia, ha
lanciato il progetto neurocovid-SIN, uno studio osservazionale multicentrico
italiano, retrospettivo-prospettico, che ha l'obiettivo di raccogliere i casi
che hanno presentato un esordio neurologico o complicanze neurologiche in corso
di COVID19.
Il progetto si avvale di una
scheda CRF elettronica (eCRF), che ha l'obiettivo di identificare possibili
patologie neurologiche COVID-correlate e seguirle nel tempo, eventualmente per
sviluppare, con successivi progetti, approfondimenti specifici per singole
patologie. I dati ottenuti potranno essere confrontati e integrati con quelli
disponibili presso altre società scientifiche italiane (per altre patologie di
loro competenza), con altre società neurologiche europee o con i data-base
regionali.
Allo stesso modo, il 26 gennaio
2021, il National Institute of Health statunitense ha lanciato un’iniziativa
analoga per raccogliere informazioni, dati e campioni biologici (sangue e altri
tessuti) di pazienti colpiti da sintomi neurologici dovuti al COVID19, per
studiare e monitorare l’evoluzione del virus nelle varie fasi della pandemia e
aiutare i ricercatori a comprendere le cause dei disturbi e quindi sviluppare
risposte terapeutiche mirate al ripristino delle funzioni sensoriali e
soprattutto cognitive che hanno caratterizzato la pandemia.
Covid19 e persone con disturbi cognitivi: la telemedicina e l’assistenza a distanza possono essere un valido aiuto.
- Monitoraggio: mantenere il contatto con il medico anche attraverso valutazioni cognitive e funzionali online.
- Stimolazione cognitiva: implementare protocolli di neuroriabilitazione cognitiva. Incentivare i pazienti a mantenere contatti (in via telematica) con parenti e conoscenti.
- Attività fisica: mantenersi attivi anche attraverso l'utilizzo di app dedicate per la gestione ed il monitoraggio dell'attività fisica. Eseguire, con il supporto telematico del medico o di un terapista, esercizi fisici adeguati alla propria condizione (attività fisica adattata).
- Supporto psicologico al paziente ed al caregiver: promuovere l’implementazione e l’utilizzo di supporti psicologici a distanza (che siano individuali o di gruppo) anche tramite l'attivazione di app o servizi dedicati.
Bibliografia
Ellul MA, Benjamin L, Singh B, Lant S, Michael
BD, Easton A, Kneen R, Defres S, Sejvar J, Solomon T. Neurological associations
of COVID-19. Lancet Neurol. 2020 Sep;19(9):767-783. doi:
10.1016/S1474-4422(20)30221-0. Epub 2020 Jul 2. PMID: 32622375; PMCID:
PMC7332267.
Fiorenzato E, Zabberoni S, Costa A, Cona G. Cognitive and mental health
changes and their vulnerability factors related to COVID-19 lockdown in Italy.
PLoS One. 2021 Jan 27;16(1):e0246204. doi: 10.1371/journal.pone.0246204. PMID:
33503055; PMCID: PMC7840042.
Articolo scritto da:
Fabrizio Piras
Psicologo, dottore di ricerca in Neuroscienze Cognitive, da oltre 20 anni si occupa delle basi neurobiologiche dei disturbi cognitivi in malattie neurodegenerative, cerebrovascolari e disturbi mentali